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Mobilità elettrica ed elettricità prodotta da centrali termoelettriche: conflitto o alleanza in termini di inquinamento?

Categorie Automotive · Eco Mobility e Self Driving · Industria
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Articolo a cura di Nicola CapogrossiLa mobilità elettrica si sa, ha molti nemici. Gli “affezionati” al rombo di un motore a combustione sono i più ostili verso ciò che loro chiamano “lavatrici con le ruote”.

Tante sono le tesi che muovono questa corrente di pensiero contraria a quello che è ormai definito come il futuro dell’automobile, la più ricorrente riguarda l’inquinamento: utilizziamo un’auto che sfrutta l’elettricità prodotta da una centrale termoelettrica, la quale a sua volta emette sostanze inquinanti, “tanto vale tenermi la mia Euro 6 che fa brrruuum.

La mobilità elettrica è davvero questa?

Precisiamo innanzitutto che la CO2  non è il primo, né l’unico, responsabile dell’aumento delle temperature dell’ultimo secolo. Tuttavia è l’agente sul quale l’uomo ha più controllo e del quale il progresso in ambito industriale ne è la causa. Citiamo alcuni dati riguardanti le emissioni di CO2  di una centrale elettrica utilizzando GaBi, un software (disponibile anche in versione trial) in grado di analizzare gli impatti ambientali di quasi tutti i processi produttivi, tra i quali, appunto, quello di energia elettrica.
Da una rapida analisi, si evince subito che per la produzione di 1 kWh, vengono rilasciati in atmosfera 465 g di anidride carbonica.

Ora, facendo riferimento ai consumi medi di un’automobile elettrica di ultima generazione, dai dati provenienti da fueleconomy possiamo affermare che per 100 km percorsi si impiegano circa 15 kWh di energia. Rapportandoli ai dati precedenti, arriviamo alla conclusione che, per percorrere 100 km in elettrico, l’emissione di CO2 è pari a poco meno di 7 kg. Tantissimo!

Beh, non proprio.

Vediamo ora, per gli stessi 100 km, quanta anidride carbonica è rilasciata da un’automobile non elettrica, nello specifico una Euro 6d-Temp (classe di omologazione in vigore da settembre 2019).
Direttamente dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico possiamo individuare il limite massimo di emissioni di CO2 pari a 95 g/km (110 g/km per una Euro 6 immatricolata prima di Settembre 2019) vale a dire che per 100 km percorsi la nostra automobile avrà prodotto ben 9,5 kg di anidride carbonica (addirittura 11 kg per una Euro 6 immatricolata prima di Settembre 2019).
Ed ecco, quindi, la conclusione: per fare 100 km, un’automobile diesel di ultima generazione rilascia mediamente nell’atmosfera 2,5 kg di anidride carbonica in più, rispetto ad un’auto elettrica.

Mobilità elettrica
PH: depositphotos.com

Non sono abbastanza i dati per vincere il prossimo dibattito sulla mobilità elettrica con l’ennesimo “fanatico della benza”? 

Restringendo il campo solo sul territorio italiano, se osserviamo i chilometri medi percorsi in auto da ogni cittadino, secondo un’analisi di Facile.it, in un anno si arriva a circa 11000 km, che equivalgono a 275 kg di anidride carbonica in più, rilasciati in atmosfera per ogni automobilista che preferisce il gasolio.

A cosa è dovuta questa differenza?

L’anidride carbonica prodotta dai motori a combustione è rilasciata direttamente in atmosfera a seguito dello scoppio. In alcuni casi può essere intercettata da sistemi di filtraggio, ma che non saranno mai alla portata dei depuratori presenti nelle centrali elettriche, i quali, per garantire un’efficacia considerevole, necessitano di un ingombro tale da non poter essere adottati come soluzione all’interno di un’utilitaria, per ovvie ragioni.

Un’altra questione si pone per la diffusione: possiamo ben comprendere che le emissioni di una centrale sono localizzate e, quindi, gestibili in maniera più ottimizzata rispetto ai fumi derivanti dal traffico automobilistico.
Tutto ciò, senza tenere in considerazione l’energia prodotta da fonti rinnovabili, che a passi pesanti si sta via via facendo strada nella nostra quotidianità, lasciando, una volta per tutte, ammutoliti coloro che proprio non riescono a fare a meno di sentire il rumore dei pistoni.

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